I delfini nuotano dentro la baia
Dormiamo e recuperiamo le forze, ci voleva. Lunedì salpiamo da La Caletta, ma prima di partire Marco riesce ad arrampicarsi lungo lo strallo di prua per legare e chiudere meglio il pezzo di vela svolazzante. Spero che stasera riuscirò a consegnare il genoa a un velaio, non posso vedere la mia vela in quelle condizioni. Marco è davvero un compagno di viaggio notevole, uno di quelli che vorresti sempre a bordo. E’ allegro, positivo e collaborativo, tutte qualità che preferisco sempre, anche rispetto alle competenze veliche che comunque non gli mancano.
Silvia è una ragazza sportiva, brillante, ha quell’età in cui spesso i ragazzi sono costretti a mettere l’apparecchio correttivo per i denti, ha quell’espressione seriosa di chi evita di sorridere per non aprire la bocca, ma si vede che dietro quell’espressione un po’ buffa e un po’ timida, c’è un sorriso bellissimo che aspetta solo di esplodere in modo meraviglioso.
Alle 10:30 molliamo gli ormeggi direzione nord per riprendere la costa che avremmo dovuto raggiungere il giorno prima, facciamo sosta vicino a Tavolara, alle piscine di Molara con i loro colori turchesi. Ho fatto un giro di telefonate ad amici e conoscenti per avere consigli su un velaio nella zona. Abbiamo contattato un velaio di Olbia, si chiama Campus. Ci aspetta stasera al Circolo Nautico di Olbia. Lo incontro alle 19:00, mi dice che ormai è tardi, si è appena fatto la doccia e si è già cambiato, devo corrergli dietro per poter parlare, uomo di poche parole al limite della scortesia. Prenderà la vela solo l’indomani di prima mattina.
Facciamo un giro in città, il Circolo è proprio davanti al centro storico di Olbia, arriviamo fino al supermercato perché Antonio ha bisogno di “qualcosa” per la cucina. Antonio sta tirando fuori tutte le sue doti e qualità di cuoco nonché di buon compagno di viaggio. E’ appassionato di pesca e prende occhiate a grappoli e, anche se lo fa con attenzione, in pozzetto resta la puzza del pesce eviscerato. La cosa mi infastidisce un po’, se si trattasse di pesce prelibato lo capirei, ma per le occhiate non credo che ne valga la pena. Comunque ormai è il cuoco di bordo e il miglior narratore di storie e aneddoti, vero affabulatore romano di Portico d’Ottavia, ebreo ma non così osservante come Gianni. Entrambi fanno una coppia molto affiatata di padre e figlio anche se ogni tanto escono i veleni. Antonio aveva lasciato la moglie quando erano una giovane coppia con due figli, Gianni e la sorella. Non ne poteva più della moglie e della famiglia. Cose che accadono ma i figli non hanno mai digerito questo abbandono. Così lo scambio tra i due passa dall’affetto evidente, alle frecciate velenose, con Antonio che prende sempre la parte della vittima. In alcuni momenti il duetto assume i toni comici della commedia.
Con loro faccio piacevoli chiacchierate sulla storia di Israele, sulla Palestina (e qui si arrabbiano), sul Sionismo, sui Kibutz, sulla Guerra dei Sei Giorni, su Rabin, Moshe Dayan e la mitica Golda Meir:

“O arabi, noi vi potremmo un giorno perdonare per aver ucciso i nostri figli, ma non vi perdoneremo mai per averci costretto ad uccidere i vostri.”

E’ martedì 23 Giugno, la vela è stata riparata e il lavoro è costato 200,00 euro, Campus è venuto per rimontarla per la seconda volta mandando a bordo un suo lavorante che sembra Mike Tyson, solleva la vela come una piuma, la porta e la riporta passando tra le cime e il tendalino muovendosi con grande agilità e leggerezza.
Salpiamo alle 11:00 dal Circolo Nautico di Olbia, direzione nord, ci fermiamo a Cala Moresca di fronte all’isola Figarolo. Un posto incantevole, uno dei tanti di questa zona stupenda della Sardegna. E’ sera, quasi il tramonto, l’acqua è uno specchio e la natura ci regala uno spettacolo incredibile, proprio all’interno della baia un gruppo di delfini nuota a poche decine di metri dalla barca. Non ho il tempo di prendere la mia Canon con il 200mm, quando succedono queste cose nessuno ti telefona prima per avvisarti, ho solo i miei occhi e la capacità ancora di stupirmi di fronte a queste meraviglie. Sono sempre più felice di fare quello che sto facendo.
I nostri vicini di barca calano una doppia ancora a poppa anche se non c’è quasi vento e non capisco perché. Osservo sempre i comportamenti degli altri comandanti, per curiosità, per passione e perché c’è sempre da imparare. Passiamo la notte qui, in questi primi tre giorni di Sardegna siamo stati costretti ad ormeggiare in due porti, La Caletta e Olbia. In entrambe, gli ormeggiatori ci hanno detto che eravamo i primi “forestieri” ad arrivare. Barche in giro ce ne sono pochissime e gli alberghi non riaprono. Mi fanno l’esempio dell’inaugurazione del nuovo Yacht club di Porto Cervo, un evento “mondano” che in passato avrebbe visto la presenza di tantissima gente, semplici curiosi e “vip”, invece era quasi deserto. Mi dispiace di compiacermi del fatto che si vedono pochissime persone in giro, ma mi sento un privilegiato, non avevo mai visto la Sardegna così, è un paradiso inaspettato anche per chi come me la conosce da anni.

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