Dal Regno di Tavolara a Santa Maria Navarrese
Dal Regno di Tavolara a Santa Maria Navarrese
Lunedì 29 Giugno 2020, oggi è il mio onomastico e domani sarà il compleanno di Gianni.
Salpiamo da Cala Volpe alle 10:00, rinunciamo a tirare a bordo il tender perché il maestrale è arrivato e rinforza e lo sbatterebbe come un fuscello.
Siamo diretti a Sud e montiamo la trinchetta per l’andatura portante ma soprattutto per provarla, da quando siamo partiti c’è un timore reverenziale per quella che avrebbe potuto davvero aiutarci durante la traversata e che per superficialità e impreparazione del comandante (cioè il sottoscritto) è rimasta chiusa nella sacca all’interno del cala vele .
Scivoliamo beatamente con un vento fresco a 110° per doppiare Capo Figari, poi per aggiustare la mira facciamo una bellissima andatura a fil di ruota anche se con la trinchetta è meno scenografica rispetto al genoa.
Dopo Capo Figari il vento cambia da NW a SW, Olbia è lo spartivento tra due zone diverse.
Sostiamo a Tavolara e visitiamo il cimitero dove scopro e leggo la storia del Regno di Tavolara.
“Tutto ebbe inizio con un pastore e due sorelle”…. la storia (in parte leggenda) del Regno di Tavolara” e di come sul finire del 1700 la famiglia di Giovanni Bartoleoni, a bordo di una piccola imbarcazione da diporto, partendo da Genova, si stabilì prima sull’isola di Spargi, poi su Tavolara rivendicandone il possesso e fondando il “Regno di Tavolara”.
Tra le cose vere c’è la visita di Carlo Alberto di Savoia che venne sull’isola per incontrare il “pretendente al trono” e con lui andò a caccia delle capre dai denti d’oro. C’è anche addirittura una foto conservata nell’archivio di Buckingham Palace dove sono conservati i ritratti di tutte le famiglie reali al mondo. Se siete curiosi di conoscere maggiori dettagli di questa storia di mare, verità o invenzione, potete cercarlo su Internet.
Resta il fatto che sarò passato una decina di volte qui davanti senza mai fermarmi, oggi, grazie anche una stagione molto particolare, siamo sbarcati per una piccola escursione a piedi e per visitare il piccolissimo cimitero con le tombe “reali”. Dietro uno dei ristoranti abbiamo scoperto anche l’arena della rassegna cinematografica estiva ed abbiamo ammirato il paesaggio davvero unico dell’enorme mole rocciosa dell’isola.
Qui nel bar, sotto il pergolato, proprio sulla spiaggia ci siamo gustati una sangria e due ghiaccioli Calippo e ci siamo sentiti anche noi dei Re.
Nel pomeriggio facciamo una sosta davanti alla splendida spiaggetta, descritta anche da Mauro Mancini, dell’Isola dei Cavalli, vicino all’Isola Piana.
Nuotiamo fino alla spiaggia deserta, ma poco dopo arriva una famiglia con una piccola barca a motore. Ci sono due bambini piccoli, i genitori e i nonni. Ecco, pure i nonni! Queste scene sono di invidia pura, senza voler male a nessuno, vorrei vivere anche io situazioni del genere con i miei nipoti. Rinuncerei subito alla barca a vela, rinuncerei a questo viaggio pur di fare una vacanza con loro!
Ci muoviamo alle 19:40 dirigendo verso Sud, ammirando i colori bellissimi di Tavolara. Arriviamo a porto Taverna e scegliamo la bella Cala Girgolu per ripararci dal vento di Ponente che arriverà questa notte.
La bellezza della zona è nota ma per un viaggio itinerante come il nostro è eccezionale perché ci sono decine di ripari dove rifugiarsi, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Il 30 Giugno è il compleanno di Gianni, la sera diamo fondo a Porto Brandinchi, bellissima insenatura sotto Capo Coda Cavallo. Ce ne aveva parlato Marco ed è davvero molto bella. Continuiamo ad incontrare pochissime barche, le rade dove ci fermiamo per la notte sono praticamente deserte, al massimo una o due barche a farci compagnia. E’ una situazione strana e ideale se non fosse per il motivo di fondo che blocca ancora le persone dal muoversi. In barca mi sento sicuro, non abbiamo occasioni di incontri e quando scendiamo a terra, stiamo molto attenti. Tuttavia l’atmosfera e la sensazione di isolamento mi sta prendendo dentro, dolce e piacevole.
La mattina presto scendiamo a terra e scopriamo una spiaggia bianchissima che comincia pian piano a riempirsi di persone, camminiamo fino ad arrivare a un chiosco dove facciamo colazione. Conosciamo una bella signora molto procace con un seno rifatto che è uno spettacolo. Arrivare a terra da una barca a vela ha sempre il suo fascino, sembriamo sempre un po’ naufraghi di lusso in cerca di informazioni, con l’aria spaesata di chi non sa dove è sbarcato e la gente ha piacere a raccontarci del posto dovo “vengono tutti gli anni”, quasi sempre il “posto più bello del mondo”, che loro hanno scoperto anni prima e non lo cambierebbero con nessun altro. Comunque la spiaggia di Porto Brandinchi è un bel posto davvero, una sosta ideale per una notte, anzi anche per due.
Navighiamo molto a vela, c’è un bel vento NNE che ci porta fino a Capo Comino dove diamo fondo a Nord dell’Isola Rossa, davanti alla Spiaggia delle Dune, sapendo che il vento sarebbe cambiato per SSE. Bisogna fare attenzione a dei banchi di roccia in acqua bassa, circa un metro, meglio stare a debita distanza dalla spiaggia. Scendo a terra e faccio una bellissima camminata su una spiaggia immensa e deserta costeggiando e salendo le dune. C’è qualche nudista, è mercoledì primo luglio, il ristorantino vicino la spiaggia, ma non visibile, comincerà la stagione solo domani, ci stanno lavorando per preparare tutto. Spero che abbiano clienti anche se il posto è davvero deserto. Qui passiamo una bellissima notte con una luna che illumina a giorno le dune e che rende questo posto ancora più magico.
Nuotata mattutina e poi si parte, un leggero grecale ci fa andare a fil di ruota verso Cala Gonone fino a Cala Luna dove diamo fondo all’ancora proprio davanti alla spiaggia e alle grotte. C’è un’onda fastidiosa che fa sbattere la poppa, in questi casi bisogna sempre ricordarsi di proteggere il timone bloccandolo al centro. Erano 20 anni che non venivo in questo posto e non potevo non fare una sosta. Gianni si prepara il pranzo per conto suo e questo non è molto simpatico. E’ come se avesse una fame compulsiva, voleva tanto vedere questo tratto di costa e invece se ne sta sotto a cucinare. Non riesco a capirlo.
Daria ed io scendiamo a terra, entriamo nella più grande delle grotte di Cala Luna e scattiamo le foto di rito di questo posto magico: l’immagine presa dal punto più profondo della caverna con la vista verso il mare azzurro, il cielo, la luce. Continuiamo a camminare lungo la spiaggia, arriviamo fino alla laguna. Conosco molto bene questi posti, ho in archivio centinaia di foto scattate negli anni, molte ancora su pellicola e diapositive, eppure a rivederli sale un’emozione profonda. Vorrei tanto che ci fosse la Capitana, sono posti che abbiamo vissuto insieme tanti e tanti anni fa.
Ripartiamo navigando a motore sotto costa fino a Goloritze con il suo sperone roccioso, poi Cala Mariolu. Prima di doppiare Capo Monte Santu ci sono due cale molto belle da vedere ma solo con il tender perché sono molto strette e i fondali sono bassi: Porto Cuau, ma soprattutto Porto Porru. Passiamo lo sperone roccioso di Pedra Longa e infine eccoci al porto di Santa Maria Navarrese, il “salotto dell’Ogliastra”. Credo davvero che questo tratto di costa sia unico al mondo. Alla reception incontro Pietro che avevo conosciuto solo tramite e-mail lo scorso inverno. La mia richiesta di un posto stabile nel porto giace ancora in attesa che se ne liberi uno.
La sera ci vediamo con Stefano, Roberta e i loro figli, Michele e Nina, ceniamo insieme con una pizza al bar l’Olivastro, sotto un Ulivo secolare, davanti al mare.
L’ultima volta che ci eravamo incontrati era stato a Roma, con Rosa incinta di Nina. Così ho detto a Nina: “lo sai che sei stata a casa mia mentre crescevi nella pancia di mamma?!”. Sandro è sempre uguale, l’anarchico isolano che mi era sempre piaciuto. Bravo subacqueo, gran pescatore e bravo professionista di tecnologie per le energie rinnovabili. Hanno una Zoe elettrica, probabilmente gli unici ad averla in questa zona della Sardegna, ne parla entusiasta, racconta di come pianifica gli spostamenti, le ricariche per i viaggi di lavoro fino a Cagliari. Dovrebbe parlare con il mio amico Domenico.
E’ venerdì 3 luglio, domani Daria e Gianni sbarcheranno ad Arbatax, che è distante poche miglia da Santa Maria Navarrese. Passiamo la giornata a fare snorkeling intorno agli Isolotti dell’Ogliastra, qui venivamo in gommone con Enrico e Andrea adolescenti partendo dal porticciolo di Santa Maria, da cui distano circa tre miglia. Una volta nuotai dagli isolotti fino alla spiaggia si Santa Maria con un gommone al mio fianco. Tornare a S.M. Navarrese è anche un viaggio nei ricordi di luoghi, esperienze, persone. Accompagno Daria tra gli scogli mentre Gianni va a pesca di ricci, devo dire che Gianni ci ha arricchito di aperitivi a base di ricci e bollicine da far girare la testa. La spalla, purtroppo, fa sempre più male.
Arriviamo al porto turistico di Arbatax nel tardo pomeriggio, il marina è molto accogliente, ha un bel ristorante, un ottimo bar e buoni servizi. Il costo, tutto sommato accettabile, è di 80,00 euro a notte.
Stefano e Roberta mi invitano per cena a casa loro, lascio volentieri i miei due compagni e mi faccio venire a prendere da Stefano, l’ultima volta avevano preparato il maialino cucinato nel grande forno in giardino. Stavolta “liberano” una grande cernia surgelata, ovviamente pescata da Stefano e tante altre specialità di pesce portate anche dai loro amici; è una bella tavolata ed è sicuramente una serata da ricordare.
THE RIVER I come from down in the valley where mister when you’re young they bring you up to do like your daddy done me and Mary we met in high school when she was just seventeen we’d ride out of that valley down to where the fields were green We’d go down to the river and into the river we’d dive oh down to the river we’d ride Then I got Mary pregnant and man that was all she wrote and for my nineteenth birthday I got a union card and a wedding coat we went down to the courthouse and the judge put it all to rest no wedding day smiles no walk down the aisle no flowers no wedding dressThat night we went down to the river and into the river we’d dive oh down to the river we did ride ………………Bruce Springsteen |
Vengo dal fondo della valle dove, signore, quando sei giovane Ti fanno crescere per farti fare il lavoro che faceva tuo padre Io e Mary ci incontrammo al liceo quando lei aveva solo diciassette anni Ci allontanammo in macchina da questa valle verso posti dove i campi sono verdi Andammo giù al fiume E nel fiume ci tuffammo Oh corremmo giù al fiume Poi misi incinta Mary e, amico, questo fu tutto quello che mi scrisse E per il mio diciannovesimo compleanno ricevetti un libretto di lavoro e un abito da matrimonio Andammo fino al municipio e il giudice mise tutto in regola Nessun sorriso il giorno delle nozze, nessun corteo nuziale Nessun fiore, nessun abito da sposaQuella notte andammo giù al fiume E nel fiume ci tuffammo Oh corremmo giù al fiume |